Macbeth Aut Idola Theatri di Compagnia Ragli – Sala Ichos, Napoli

by Rosario Mastrota (27/01/2019)

metropolitanmagazine.it

Attendere, in bilico davanti alla tragedia, crea una predisposizione onirica. Assistere in silenzio e penetrare con la mente la parete teatrale porta lo spettatore, inequivocabilmente, in un “altro mondo”, in una suggestione, piena di personaggi, storie, paure, superstizioni e Re.


Ci riesce benissimo Dalila Cozzolino, autrice e attrice della Compagnia Ragli, di Roma,nel suo originalissimo Macbeth Aut Idola Theatri. L’attrice calabrese (premio Hystrio alla Vocazione 2017) introduce gli spettatori apparendo nel buio: il portiere dell’inferno, scosso dal continuo bussare attira a sé tutti i personaggi della tragedia e trascina negli inferi della mente tutti quanti, compresa attrice e pubblico.

Da qui, dal sogno, dal sonno e dall’allucinazione che si svolge la tragedia shakespeariana. Il portiere ingoia i personaggi che si materializzano successivamente, a ripetizione, apparendo nei semibui delle luci fioche (scelta vincente dello spettacolo, orchestrate da Rachele Minelli e Giacomo Cursi) e mostrandosi come sogni di qualcun altro: incubi di Macbeth, allucinazioni e superstizioni. Il sonno, sebbene somigli alla morte in realtà è il rimedio alla morte stessa, perché è impalpabile e, soprattutto, artefatto.

L’attrice, da sola sul palcoscenico, srotola la tragedia shakespeariana mostrando tutti i personaggi scovandoli di volta in volta nel buio, illuminando parti del suo corpo (bello il dialogo tra Macbeth e Lady Macbeth fatto su un minuscolo palcoscenico di legno mostrando solo i piedi nudi). C’è la battaglia, ci sono i guerrieri e i loro elmi da guerra appesi al soffitto che oscillano nel fascio di luce infuocato che li coinvolge, ci sono le streghe, c’è il Re, un ex-re, che razza di Re; c’è Banquo e la sua rivendicazione, c’è Lady Macbeth (la Signora!) e naturalmente il tenero, confuso e infettato conte di Cowdor.

I personaggi sono annodati insieme dallo stesso filo, ognuno di loro è come sospeso nella propria solitudine, imbrigliato nella lotta tra aspirazione e terrore o, come ricorda la regista (Dalila Cozzolino), nella preclusione, negli Idola, i pregiudizi della mente.

Il lavoro è intelligente, curato nei dettagli, essenziali, capaci di restituire atmosfere classiche mediante stralci voyeuristici. La mente spiata, osservata, nel momento della solitudine mostra chiaramente l’atto prima della scelta; l’azione arriva dopo, prima c’è l’ambiguo passaggio tra il desiderio (sogno) e l’analisi (avvenimento) che il personaggio, l’uomo e naturalmente l’attrice devono considerare e valutare.

Questo Macbeth Aut Idola Theatri è un ragionamento strutturato in celle. Celle
dell’inferno dentro cui sono stati condannati i personaggi. Le streghe appaiono in un verde acido che le rigurgita come un colpo dato con forza: “salute a te che un giorno sarai Re” dice una di esse, sbadatamente. Svelano, instillando una motivazione fino ad allora sconosciuta.

E l’ambizione sbrana la mente di tutti gli altri, come carte che si rovesciano a vicenda. Dal sogno ci si deve svegliare prima o poi, magari per uno spavento o una sveglia.

Dalila Cozzolino scuote il buio e illumina la scena mostrando il corpo dell’attrice arreso. Una bella riflessione sull’attore che, come il personaggio, agisce a seguito di una visione della realtà facendola propria nel momento stesso dell’esibizione.

Il livello poetico ha il suo apice sul finale. L’attrice “resta sola”, libera dai personaggi,
eleva e svela la motivazione cercando il “senso” mediante un delicatissimo ed emozionale monologo, di cui è autrice.

L’interpretazione convinta, consapevole, le luci che diventano personaggi, le musiche
ricamate alla partitura scenica e la poesia (si citano Carmelo Bene, Alfred Jarry, Emily Dickinson tra gli altri) fanno di questo Macbeth Aut Idola Theatri, uno spettacolo completo, ben costruito e necessario. Mostrare il Macbeth dalla mente stessa del protagonista è una trovata originale, nuova.
Da vedere, assolutamente.

da Macbeth di William Shakespeare con Dalila Cozzolino regia e drammaturgia Dalila Cozzolino collaborazione alla regia Rachele Minelli luci e suono Giacomo Cursi una produzione Compagnia Ragli Co produzione: Sala RomaTeatri)
Progetto vincitore della residenza EMERGENZE ROMANE Sala RomaTeatri,
Roma 2018 e Finalista al Festival Crashtest 2018, Valdagno

Share:

Leave a Reply

@ 2020 Compagnia Ragli - Tutti i diritti riservati