Ludopatia, tra mafia e disperazione, una malattia mortale

by Matteo Lucchi (24/03/2014)

momentosera.it

Ficcasoldi di Rosario Mastrota, quarto di una serie di spettacoli (L’italia s’è desta, Panenostro e Salve Reggina!) destinati alla denuncia sociale, è in scena…

Una storia attuale e terribile. Questo è Ficcasoldi di Rosario Mastrota, quarto di una serie di spettacoli (L’italia s’è desta, Panenostro e
Salve Reggina!) destinati alla denuncia sociale, in scena al teatro Kopò dal 21 al 23 marzo, con la partecipazione di Dalila Cozzolino, Marco Foscari e Marco Usai ed il patrocinio di “Associazione daSud”. Ha collaborato alla realizzazione “Chiave di Svolta”.
Ficcasoldi non è solo il titolo della rappresentazione ma è anche il nome con cui vengono chiamati coloro i quali, obbligati dai debiti o meno, si occupano di ripulire il denaro sporco della mafia attraverso le slot machine.
Il protagonista è uno di loro. Ma non è sempre stato così. Un tempo era un imprenditore proprietario di un negozio di vestiti fallito, purtroppo, a causa di un affare andato male.
Ancora fiducioso nel futuro i primi giorni dopo la chiusura, con il passare del tempo comincerà a scendere in uno stato di depressione, diventando facile preda della slot machine situata nel bar dai lui frequentato.
Da qui in poi, la situazione andrà solo peggiorando.
Con una scenografia claustrofobica e completamente satura di elementi legati al mondo del gioco d’azzardo, come pareti ricoperte da “Gratta e Vinci” e una slot machine così imponente da richiamare il monolito di Kubrick di 2001:Odissea nello spazio, lo spettacolo riesce pienamente a provocare nel pubblico una sensazione di disgusto e di rigetto nei confronti di questo universo di illegalità e sfruttamento cercando, allo stesso tempo, di sensibilizzare gli spettatori sulla ludopatia.
Riconosciuta ufficialmente come malattia solo nel 2012 con il decreto Balduzzi, la malattia del gioco oggi colpisce, secondo i dati ufficiali, più di 800 000 persone in tutta Italia.
Intervistato dal Fatto Quotidiano, questi sarebbero numeri eccessivi secondo Achille Saletti, criminologo e presidente del gruppo Saman che si occupa di dipendenze, e che in realtà non si dovrebbe parlare di “dipendenza” ma più che altro di “fenomeno”.
La risposta arriva direttamente da uno degli attori dello spettacolo, Marco Foscari, che, parlando dello studio fatto sul ludopatico e su come poterlo rappresentare nel modo più fedele possibile, riporta quanto dettogli da una psicologa dell’ Osservatorio Nazionale della Ludopatia: “La maggior parte delle persone che soffre di questa malattia non arriva quasi mai alla consapevolezza. Unito al fatto che “muoiono” all’esterno, rendendo impossibile riconoscere qualche segno di dipendenza sul proprio corpo, è estremamente difficile che uno di questi soggetti, o qualcuno per loro, vada a chiedere aiuto alle associazioni. Inoltre questa dipendenza non colpisce solo determinate classi sociali ma può riuscire a penetrare anche in persone “forti”, se queste sono colpite durante un particolare momento di debolezza”.
Lo Spettacolo ha vinto il premio “Giovani Realtà del Teatro 2013 – Premio Giuria Giornalisti” Civica Accademia Nico Pepea d Udine. Un premio meritato per la capacità di affrontare il probelma della ludopatia grazie ad una buona regia e ad un’ottima capacità interpretativa dei tre attori in scena.

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