Produzione
THESAURUS
Collaborazione alla produzione
COMPAGNIA RAGLI
Costumi
Manuela Maiorani
Movimenti scenici
Gisella Secreti
Foto di scena
Francesca Maiolino
Musiche originali
Luigi Iacuzio
Video editing
Rosario Mastrota
Grafica
Claudio Iacuzio
Assistente alla regia
Dalila Cozzolino
Testo e Regia
Rosario Mastrota
Finalista al premio Dante Cappelletti Tuttoteatro.com
Finalista al cantiere Opera Prima del Metateatro
Finalista al premio Controscene Città di Biella
Testo segnalato al Premio Kantor del CRT
Un attore/uomo nella sua stanza, tra la sua roba, con la sua vita, si concede ad una confessione:inchinato alla telecamera accesa collegata ad un computer. Dall’altra parte c’è internet, o semplicemente qualcuno che osserva, ma che non commenta, non aiuta, non interagisce. Gino entra in scena tra gli applausi (finti) vestito da attore, si inchina e ringrazia. Poi si spoglia e quegli abiti restano accartocciati su una sedia, in disparte. Gino ora è uomo e parla del suo essere attore e del suo essere uomo. Ci parla delle attese artistiche, delle volontà, degli aiuti, delle speranze in tanti innumerevoli provini. E del rapporto con suo padre, che voleva che lui studiasse per fare il medico. Gino è un attore, che ha dedicato la sua vita all’arte, nell’attesa “buona” di chi attende la grande occasione. L’attore non è un lavoro, gli dicono, Sei troppo bello per il ruolo, Sei troppo alto, Sei troppo magro.
Fine affronta un problema serio al quale è giusto dare rilevanza fino a farlo approdare sul palcoscenico, in un’operazione teatrale che non deve essere scambiata per autoreferenziale ma piuttosto, come dichiara l’autore, un “metateatro critico”.
Elena Conti, Il Tamburo di Kattrin, 06/11